I quadri maledetti: leggende e superstizioni dal mondo dell’arte

I quadri maledetti: leggende e superstizioni dal mondo dell’arte

Le leggende e le superstizioni che da quasi un secolo legano due dipinti a inquietanti storie dell’orrore 

di Ludovico De Bonis

 

Il genere horror suscita emozioni che non lasciano indifferenti nemmeno chi tenta di rimanere distaccato dalle sue atmosfere oscure e macabre; da sempre viene declinato in ambito televisivo, editoriale, cinematografico e le sue storie si insinuano talmente a fondo nell’immaginario collettivo che spesso le suggestioni si moltiplicano. La storia di oggi ci porta nel mondo dell’arte, più precisamente quello della pittura: due quadri spaventosi e considerati maledetti.

 

// Il bambino che tentava di uscire dal quadro


Il primo è il quadro di Bill Stoneham The Hands Still Resist Him’ e la credenza che vuole che chi lo guarda troppo a lungo possa diventare pazzo. 

I protagonisti del quadro sono un bambino e una bambola: lui ha uno sguardo che genera spavento, incute paura; la bambola ha le orbite completamente vuote ed un aspetto non meno inquietante. A completare l’opera, già poco rassicurante, di Stoneham ci pensa una vetrata buia, posta alle loro spalle, dalla quale sbucano tante piccole mani che sembrano voler afferrare i due o, addirittura, i malcapitati “spettatori/visitatori”.

La storia narra che il quadro originale, dopo essere stato acquistato e appeso alla parete, abbia provocato il pianto disperato della figlioletta del suo acquirente. Nulla di così strano, se non fosse che l’uomo si rese conto che il bambino ritratto, una volta calata la notte, cambiava posizione. Come se volesse uscire dal quadro. Fu allora che decise di disfarsene. 

L’autore del quadro, una volta appresa la cattiva fama di cui godeva la sua opera, volle rassicurare tutti spiegando come non fosse suo intento generare tanto clamore e che le voci sul suo dipinto erano infondate. Nella sua interpretazione, infatti, il bambino rappresenterebbe se stesso (e più in generale la giovinezza) e la bambola colei che lo guida nel suo viaggio verso l’età adulta. Le mani, infine, sono le diverse possibilità che la vita presenta. 

 

// Il bambino che piange: il dipinto che mandava a fuoco le case che lo ospitavano

Il secondo quadro “maledetto” di cui andremo a parlare è Il bambino che piange di Giovanni Bragolin di cui, in realtà, è stato realizzato un vero e proprio ciclo di opere.

Uno dei quadri del ciclo di opere dedicato da Bragolin ai bambini in lacrime

Tutto ha inizio il 3 settembre del 1985 a Rotherham, un paesino dello Yorkshire, nel Regno Unito. Qui vive una coppia di mezz’età: May Hall e suo marito Roy. Lei, casalinga di professione, sta facendo bollire dell’acqua in un pentolino, in attesa che suo marito rincasi da lavoro. Il rumore delle chiavi preannunciano alla donna il suo arrivo dunque si precipita a dargli il benvenuto all’ingresso: per qualche minuto dimentica che in cucina il fuoco è acceso, in poco tempo la casa è in fiamme.

Dopo qualche ora, i vigili del fuoco trovano tra le macerie qualcosa che inspiegabilmente è rimasto immacolato: si tratta di un quadro. 

Il capitano dei vigili del fuoco, Peter Hall, non trova inquietante il fatto che il protagonista del dipinto sia un bambino che piange, la cui età si aggira intorno ai quattro-sei anni, con una evidente sofferenza sul volto; ciò che scuote Hall è la “maledetta” coincidenza che si ripercuote sulle diverse famiglie che avevano deciso di comprare una copia di questi quadri: puntualmente, secondo la testimonianza del vigile del fuoco, un incendio distrugge l’abitazione in cui si trova. Il giorno dopo la notizia appare sul Sun, tabloid scandalistico diffuso in tutto il Regno Unito. La redazione è sommersa dalle telefonate: sembra che in tutto il paese il quadro sia implicato in numerosi incidenti analoghi.

Al giornale arrivano le testimonianze più assurde: c’è addirittura chi giura di aver tentato di bruciare il quadro per liberarsi della maledizione, ma senza riuscirci.

Avete in casa un quadro con un bambino che piange? Dovete liberarvene! È maledetto! titola a tutta pagina il tabloid. La redazione cerca anche di investigare sulle origini del dipinto e scopre che il quadro è opera del veneziano Bruno Amadio, conosciuto con il nome d’arte di Giovanni Bragolin. Dopo ulteriori ricerche, si viene a sapere che il talentuoso pittore ha dipinto non uno, ma una serie di quadri che raffigurano bambini in lacrime. 

Altri sostengono che Bragolin, per ottenere il massimo realismo dai suoi quadri, maltrattasse dei piccoli orfani fino a indurli al pianto, per poi usarli come modelli. Pare che l’orfanotrofio che li ospitava sia poi stato divorato dalle fiamme, al costo della vita dei piccoli.

Per altri, invece, il creatore di questi dipinti aveva venduto l’anima al diavolo in cambio di una florida carriera artistica. 

Un’ultima versione sostiene che la fonte d’ispirazione primaria del pittore veneziano fosse stato un orfano soprannominato dai suoi amici, a causa della sua innata cattiveria, “El Diablo” (letteralmente “il Diavolo”) e che sia proprio lo spirito di quel bambino a essere stato imprigionato nella tela.

 

// Il Sun, creatore e alimentatore di leggende

Pagina del giornale “The Sun” che raccontava la maledizione legata ai quadri di Bragolin, 1985

Il Sun – che oggi si crede abbia non solo alimentato ma anche fatto nascere a tavolino la leggenda dei quadri legati a Bragolin – chiede a tutti i suoi lettori di spedire alla redazione le copie del quadro maledetto ancora presenti nelle loro case, e organizza una cerimonia pubblica, durante la quale tutte le copie arrivate vengono carbonizzate. La piro-manifestazione viene ampiamente documentata, e le famiglie britanniche, libere dall’inquietante minaccia dei quadri, riprendono la loro tranquilla vita di tutti i giorni.

Per onestà intellettuale è necessario analizzare la validità delle fonti. Il Sun, nel corso della sua esistenza, non è stato sempre esempio di affidabilità. Più di una volta è stato smascherato nell’elaborazione di complicate bufale e montature, architettate allo scopo di vendere il più possibile; l’altro punto da snocciolare riguarda la quantità effettiva di telefonate giunte alla redazione e, soprattutto, quali fra queste fossero effettivamente sincere. 

 

Infine, il ritrovamento di oggetti sotto le macerie a seguito di un incendio non costituisce un caso sporadico, specie se parliamo di quadri. Solitamente, i dipinti tendono a cadere a faccia in giù, proteggendo quindi l’immagine contro il pavimento, dove la temperatura della stanza rimane più bassa.

Nonostante le numerose smentite della pericolosità da parte di centinaia di persone che ancora possiedono una riproduzione di uno di questi quadri, le leggende sopra narrate conservano ancora oggi fascino e superstizione intatti. Probabilmente tutto merito del Sun.

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